La cultura come strumento di sviluppo della persona, in particolare l’arte, come forma di espressione libera in cui ognuno possa raccontarsi, soprattutto laddove non ci sia la possibilità, tramite la parola, di esprimere quello che si sente. Per questo vogliamo iniziare a raccontarvi la storia di alcune persone che tramite l’arte hanno avuto la possibilità di raccontare se stesse, soprattutto di presentarsi agli altri attraverso le loro capacità e non per le loro mancanze.
Inizieremo raccontandovi la storia di Judith Scott, prendendo informazioni dal sito pianetadown.org e da Wikipedia.
“La chiamavano la donna ragno, perché come un ragno catturava qualunque oggetto le capitasse per le mani: scatole di cartone, scarpe, sedie, poi le avvolgeva nella lana. E questi suoi oggetti colorati assumevano le forme più svariate: piedi, uccelli, sagome inventate. Oggi le sue opere possono valere tra i 15 mila e i 20 mila dollari.
Si tratta di Judith Scott, una donna sorda affetta da sindrome di Down nata nel 1943 e morta a 61 anni. Nella sua esistenza ha vissuto solo 20 anni in “libertà”. Gli altri li ha trascorsi in una casa di cura. A farla uscire è stata la gemella Joyce, che si distingueva dalla sorella perché non aveva un cromosoma in più. Hanno vissuto insieme i primi 6 anni della loro esistenza, poi un mattino Joice si è svegliata e non ha più trovata Judith accanto a sé e di lei nessuno ha mai più voluto parlare: da quel momento è stato come se non fosse mai esistita. Judith era stata trasferita in un istituto per malati mentali.
Ma Joice non si è arresa, a 43 anni è riuscita a ritrovare la sorella e l’ha ripresa con sé. Per tutto il periodo vissuto in istituto a Judith non avevano insegnato né a leggere né a scrivere, né tanto meno il linguaggio dei segni, non si erano neanche accorti che era sorda, non l’avevano preparata al mondo esterno. La sua vita, quella vera, è finalmente cominciata il giorno che sua sorella l’ha riportata a casa. Solo così Judith ha potuto dimostrare quante potenzialità nascondeva dentro di sé, ha potuto rivelare un mondo interiore che nessuno neanche aveva tentato di esplorare.
Sarà nel Creative Growth Art Center, un istituto artistico e non una casa di cura fondato nel 1974, che Judith troverà la sua realizzazione artistica e personale. Il 1 ° aprile 1987, Judith Scott inizia a frequentare il Centro creativo di crescita creativa di Oakland, la prima organizzazione al mondo per fornire spazio agli artisti con disabilità. Per quasi due anni, Judith mostrò poco interesse per qualsiasi attività artistica. Non era eccezionale con la vernice. Disegnò cicli e cerchi, ma il suo lavoro non conteneva immagini rappresentative e lei era così disinteressata nel creare che il personale stava pensando di concludere il suo coinvolgimento con il programma. Non appena Judith osservò casualmente una classe di arte di fibra condotta dall’artista Sylvia Settanta, avvenne la sua scoperta artistica. Utilizzando i materiali a portata di mano, Judith inventò spontaneamente la propria espressione artistica unica e radicalmente diversa.
I suoi regali creativi e l’attenzione assoluta sono stati rapidamente riconosciuti, e ottenne la libertà di scegliere i propri materiali. Prendendo gli oggetti che trovava, indipendentemente dalla proprietà, li avvolgeva in filati colorati accuratamente selezionati per creare diverse sculture di molte forme diverse. Alcuni somigliano a bozzoli o parti del corpo, mentre altri sono pali totemici allungati. Molte delle sue opere dispongono anche di coppie, riflettendo l’esperienza di Scott come gemella. Judith ha lavorato alla sua arte cinque giorni alla settimana per diciotto anni, producendo oltre 200 pezzi in totale, ed ha avuto la sua prima mostra nel 1999, coincidente con la pubblicazione del libro di John MacGregor – Metamorphosis: L’arte della fibra di Judith Scott.
Judith Scott è considerata il miglior esempio di una corrente d’arte che il pittore francese Jean Dubuffet chiamò Art Brut. Art Brut è un concetto introdotto alla fine della Seconda Guerra mondiale per identificare le opere d’arte create senza intenzione artistica o estetica, ma obbedendo piuttosto a un bisogno, a una pulsione creatrice o espressiva. Il lavoro di Scott è diventato immensamente popolare nel mondo dell’arte estranea. La sua arte si trova nelle collezioni permanenti di numerosi musei, tra cui: Museum of Modern Art (Manhattan, New York), la Visionary Art Museum Americano (Baltimora, Maryland), Museum of Modern Art, San Francisco, CA, Museo d’Arte Popolare Americana (Manhattan, New York), Intuit: Centro per l’Arte Intuitiva e Outsider (Chicago, Illinois), Museo Irlandese di Arte Moderna, Dublino, The Oakland Museum, Oakland, L’Arancino Musee D’Art Brut(Parigi, Francia), Art Brut Connaissance & Collezione di diffusione (Parigi e Praga), Collezione dell’arte brut (Lausanne, Svizzera).”
Vogliamo concludere con un frase significativa dell’articolo trovato sul sito pianeta down, che sintetizza anche il nostro sentire:
“Se ad ogni persona handicappata si dà l’opportunità di esprimersi, anche se non diventano “artisti” si scoprirà comunque la loro sensibilità, la loro capacità di amare, di dare: un mondo che tengono il più delle volte nascosto perché non si sentono né accettati né considerati come persone in grado di dare e non solo ricevere.”
Per ulteriori informazioni vi consigliamo il sito: http://www.penccil.com